Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 8 novembre 2011 Una riunione politica della maggioranza per fare chiarezza sul noto delle Comunità di valle. La proposta di Marco Boato, leader dei Verdi trentini, mira a una sorta di pacificazione all’interno del centrosinistra scosso dalle discussioni sulle lentezze della riforma istituzionale. A proposito dell’allungamento dei tempi per il trasferimento di funzioni e personale ai territori interviene anche il sindaco. «Dal primo incontro a maggio con la Provincia non abbiamo saputo più nulla. È ora di accelerare», dice Moreno Marighetti, componente di segreteria della Funzione pubblica Cgil. Secondo Boato è urgente un chiarimento tra gli alleati dopo le uscite in ordine sparso. «Di fronte ai problemi che emergono, sarebbe senz’altro utile una riunione politica della maggioranza provinciale. Bisogna evitare che ogni forza politica vada “in ordine sparso”. Ed è necessario creare una sinergia, anziché una conflittualità, tra i livelli istituzionali e di rappresentanza e di governo e tra i partiti», afferma. Il leader dei Verdi sposa la linea di Pinter, responsabile enti locali dei democratici, che aveva chiuso alla richiesta del sindaco di Rovereto Andrea Miorandi di cambiare la legge: «Sarebbe incauto in questo momento. Nelle Comunità di valle deve emergere una nuova classe dirigente. Ci vogliono però tempi più rapidi: la Provincia deve decentrare e dai sindaci dei Comuni più grandi sarebbe lecito pretendere maggiore capacità di innovare». La frecciata ai primi cittadini recalcitranti è esplicita, in particolare a Miorandi con cui i rapporti non sono ottimi per l’esclusione del partito dall’alleanza alle elezioni: «Da lui, che è ambizioso, vedo sulla questione una volontà di non perdere potere. Condivido quindi le affermazioni di Dellai». Infine la critica al segretario Pd Michele Nicoletti, che invece aveva suggerito un ritocco alla riforma: «Lo stimo, ma difetta di esperienza amministrativa. In generale, bisogna stare attenti a non creare terreno fertile per la delegittimazione leghista delle Comunità». Simile l’analisi di Giorgio Lunelli, capogruppo in consiglio provinciale, che però chiude sul vertice: «La riforma produce un nuovo assetto dell’autonomia trentina, basata su un maggiore autogoverno dei territori. Trovo stucchevole nel pieno rodaggio rimettere in discussione tutto. Ricordo a Nicoletti che sulla questione il dibattito non si è mai chiuso. Non bisogna enfatizzare le difficoltà con vertici ad hoc. Serve aggredire la salita e non tornare indietro». Nel mondo sindacale, e non solo, si attende chiarezza dalla Provincia su tempi e modi dei trasferimenti di competenze. «Attendiamo al più presto una nuova convocazione» constata Marighetti della Cgil. In ballo c’è il passaggio alle Comunità del personale provinciale già dislocate sui territori. Si tratta dei lavoratori della gestione strade, dei cantonieri (350 operai e 30 tecnici), di quelli del servizio conservazione natura (una trentina), più il personale delle scuole dell’infanzia. Il protocollo d’intesa con i sindacati (colo i confederali e non la Fenalt) è già stato firmato. A quanto pare, i ritardi sarebbero dovuti al fatto che il decentramento rientra nella riorganizzazione complessiva dell’apparato amministrativo di Piazza Dante che la giunta sta elaborando anche con la consulenza a una società esterna.
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MARCO BOATO |
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